Covid e ambiente: capri espiatori e veri colpevoli

In questi ultimi tempi il mondo è stato investito da una grande catastrofe quale l’epidemia di Covid-19. Abbiamo assistito ad una chiusura delle frontiere da parte di tutto il mondo, ad una riduzione dei trasporti, ad uno stop a diverse attività produttive e negozi; in pratica il mondo si è fermato, messo in ginocchio da questa famigerata pandemia. Senza togliere niente all’importanza del coronavirus, il quale ha comportato gravissimi problemi alla nostra società, dalla sanità pubblica in crisi ai milioni di lavoratori divenuti disoccupati, ci sorge spontaneo il dubbio: perché il mondo non si è e non si sta comportando con gli stessi riguardi verso una delle più grandi catastrofi che l’umanità abbia mai affrontato quale la crisi climatica?

La domanda non è sicuramente di facile risposta; quest’ultima è però probabilmente da ricercarsi nella lontananza temporale che ci separa dai veri e propri effetti disastrosi del cambiamento climatico; essi sono certi, ma ancora lontani anni luce dalla nostra percezione. Ma sono davvero così lontani questi rivolgimenti terribili? Stime dell’Unione Europea infatti parlano di, solo nella zona del nostro continente, circa 412 mila morti premature annue per la cattiva qualità dell’aria; secondo l’OMS sono 8 milioni le persone che annualmente muoiono per la stessa causa nel mondo.

Ma la crisi climatica non è solo dannosa per noi; infatti, essa comporta incredibili perdite nell’ambito della biodiversità: ogni giorno, come riportato dai dati della IUCN, quasi 100 specie, per un totale annuo che varia dalle 18.000 alle 55.000, spariscono dalla faccia della terra; solo nell’Amazzonia sono stati bruciati ben 12 milioni di ettari in un anno. Ma quale è stata la risposta da parte dei governi per giustificare la propria inazione? Questi ancora una volta innanzitutto hanno colpevolizzato il singolo, il semplice cittadino, fatto che hanno riproposto ora con il Covid-19 pur di nascondere i numerosi tagli alla sanità pubblica degli ultimi anni. Gli stati pur di liberarsi da qualsiasi colpa, hanno attuato manovre di green washing per ingraziarsi l’elettorato comune; nascondendo così i veri colpevoli e la natura malata del nostro sistema produttivo dall’attenzione pubblica.

Ma cosa dovrebbero fare, allora, i governi per cercare di scongiurare o, almeno, limitare il più possibile altre catastrofi come l’attuale pandemia di coronavirus? Da quest’ultima, infatti, potremmo trarre alcune lezioni importanti per la lotta al cambiamento climatico: le grandi emergenze, in quanto esse non tengono conto delle frontiere fra i paesi e colpiscono ugualmente tutti, come quella di Covid-19 e la crisi climatica, richiedono una risposta efficace e coordinata da parte di tutti governi su scala globale. Dai numerosi tagli alla sanità pubblica degli ultimi anni, dovremmo capire che il nostro stato deve potenziare il pubblico a discapito del privato, iniziando con il tutelare beni di prima necessità, come l’acqua o l’aria, dalla speculazione dei privati; infine i governi mondiali devono iniziare a dare maggiore importanza ai rapporti scientifici, anche se ciò potrebbe andare contro la loro solita retorica di interminabile profitto.

In conclusione, quindi, speriamo che questo periodo di reclusione serva per fermarci tutti un attimo e riflettere se davvero questo mondo, in cui domina incontrastato il capitale, dove l’economia è più importante del benessere sociale e ambientale, sia davvero così moderno e progredito come i governi ci vogliono far credere.