D.A.D. = Didattica alienante e dannosa

Nell’ultimo mese da quando è esplosa l’emergenza coronavirus, tutti i volti che possiede uno stato sono stati smascherati, le contraddizioni sono emerse, i problemi venuti alla luce. Un sistema sanitario che ha subito il taglio di 30 miliardi di euro negli ultimi 10 anni e ora richiede il conto, il sovraffollamento delle carceri che sta mietendo vittime trattate come pezzi di carne rancida da istituzioni e media, un sistema securitario e altamente militarizzato pronto all’intervento, la violenza domestica frutto della cultura patriarcale incancrenita nella nostra società. La scuola non voleva mancare all’appello, e se l’idea in sé di didattica a distanza è sembrata a tutti l’unica luce nelle tenebre, la sua applicazione a una società divisa tra ricchi, benestanti e poveri si è rivelata assai problematica.

Il ministero dell’istruzione si è reso conto subito di non poter imporre lezioni o valutazioni perché non tutti potevano avere gli strumenti adatti, quindi ha pensato bene di non prendere decisioni affatto.

Questo ha fatto sì che in alcune classi si siano attivati subito orari pieni e insostenibili, e in altre, perlopiù nei tecnici e professionali, non è stato mosso un dito. Il divario tra le scuole di serie A e di serie B ha avuto un’impennata. I fondi che sono stati stanziati per garantire a tutti i mezzi di comunicazione sono una cifra irrisoria rispetto agli 8 miliardi tagliati alla scuola in solo in sei anni, e non risolveranno il problema nella sua complessità. Infatti negli ultimi giorni la ministra Azzolina ha comunicato la possibilità di dare valutazioni online, senza quindi tenere conto che dare un voto a un ragazzo o a una ragazza durante l’emergenza vuol dire valutare lui/lei e tutta la situazione che ha alle spalle in questo momento.

Se in classe almeno all’apparenza siamo tutti uguali, a casa nostra non è così. Quello che non si vede dalla webcam è che la casa di Davide è così piccola che deve seguire le lezioni con i suoi familiari intorno; che ogni giorno Giulia ha degli attacchi di ansia perché è chiusa in casa e deve preparare tre interrogazioni in una settimana; non si vedono le difficoltà economiche in casa di Carolina; non si vede il nonno malato di Dario.
NON SI VEDE.

Questa miopia sta pervadendo il paese, e c’è chi esaltato dalle nuove tecnologie sta già pensando alla D.A.D come a un modello alternativo da tenere in considerazione per il futuro. Ma forse tutto questo è perché si sta travisando completamente il significato di scuola come dovrebbe essere: partecipazione, conoscenza, socialità; e stiamo schematizzando lo studio ad apprendimento quantificabile e classificabile con un voto. Il lavoro collettivo e il confronto umano non sono ornamentali nel processo di apprendimento, sono centrali. Il voto, piuttosto, è ornamento e coronamento di un percorso di studi la cui più profonda finalità deve essere lo sviluppo da parte dello studente di capacità di ragionamento e senso critico.

Questa emergenza deve essere trattata come tale su tutti i piani, e se solo le attività essenziali devono proseguire, allora il numerino del cazzo che aumenta il mio stress non è incluso tra queste.
Se il sei politico è bocciato a prescindere perché il sistema meritocratico su cui si fonda la scuola crollerebbe, chiediamo che venga trovata una via alternativa, che possa tenere conto delle valutazioni date a scuola e se necessario negli anni passati.

Le menti non sono vasi da riempire, ma fuochi da accendere.