IL 25 APRILE NON È UNA RICORRENZA: antifascismo di facciata

In Italia, almeno in teoria, la diffusione di idee di matrice fascista è proibita e chi si rende colpevole di propaganda di questo tipo sarebbe perseguibile penalmente dallo Stato, che dovrebbe impegnarsi in tutto e per tutto nel garantire il rispetto di quelli ideali antifascisti che si sono imposti dopo la Liberazione.

Eppure, come ben sappiamo, in Italia siamo pieni di partiti e partitelli che si rimandano chiaramente a quello che il fascismo è stato, con inquietanti somiglianze nel modo di fare propaganda e di cercare il consenso del popolo. Purtroppo però, l’antifascismo che viene portato avanti dalle nostre istituzioni è un antifascismo puramente di facciata, che si esprime soltanto nelle celebrazioni e nelle ricorrenze, che vive la pratica antifascista più come una festa che come una lotta.

L’antifascismo di facciata non riconosce il fascismo nella sua essenza, ma solo nei suoi simboli; e facendo ciò concede ai nuovi fascisti (come Salvini e Meloni) un’agibilità politica che noi riteniamo inaccettabile.
Proprio per questo riteniamo che la pratica antifascista non possa essere delegata alle istituzioni, che di pratica antifascista hanno poco o nulla; riteniamo che spetti a tutti e tutte noi combattere nel quotidiano ogni forma di fascismo, perché il 25 Aprile non è una ricorrenza.