IL 25 APRILE NON È UNA RICORRENZA: fascismo ieri e oggi

Dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi si è andata a formare nell’opinione comune l’idea che il fascismo sia una minaccia ormai inesistente. Tuttavia l’ideologia fascista non è scomparsa con la caduta del regime, ma si manifesta tutt’ora attraverso gli stessi elementi di attaccamento alla tradizione, ultranazionalismo, autoritarismo, xenofobia e ideologia della violenza.

Questa linea di pensiero che possiamo tranquillamente chiamare neofascista è rivendicata apertamente da alcuni movimenti come Casapound, che attrae anche numerosi giovani a causa dell’unione tra populismo e l’ideologia di estrema destra. A Firenze abbiamo l’esempio lampante di Casaggì, i cui militanti coincidono sia con quelli di Azione Studentesca sia con quelli di Gioventù Nazionale, l’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia. In entrambe il legame con il fascismo storico è evidente, dalle figure che prendono come riferimento agli slogan di cui si servono.

Lo stretto rapporto tra Casaggì e Fratelli d’Italia mette in rilievo come il neofascismo non sia un pericolo circoscritto, ma sia fin troppo presente nella destra italiana. Partiti come la Lega e Fratelli d’Italia infatti, pur non essendosi dichiarato apertamente fascisti, portano avanti la stessa politica di xenofobia, opposizione all’immigrazione, nazionalismo e cattosovranismo. La sostanza, insomma ,non cambia e se loro non hanno ancora il coraggio per ammetterlo pubblicamente, lo facciamo noi: Lega e Fratelli di Italia sono partiti fascisti, così come fascisti sono la Meloni e Salvini. Proprio personaggi come questi oggi giustificano le proprie azioni in nome della libertà di espressione , ma non dobbiamo dimenticare la storia, e chi ha dato la vita in nome di questo ideale: i partigiani, gli stessi partigiani che il loro amato duce appendeva ad alberi. Per questo motivo le loro continue pretese appaiono soltanto ipocrite e contraddittorie, e non devono essere accettate.


Infatti siamo più che felici di condividere diverse idee e prese di posizione, ma dobbiamo allo stesso tempo tracciare dei limiti. Bisogna quindi partire dal concetto di libertà, che è più controverso di quanto possa sembrare, tanto è vero  per sua definizione essa è “la facoltà  di ogni essere vivente di compiere un’azione secondo la propria volontà”.

Pertanto  è chiaro che ,partendo da questo concetto, una persona potrebbe avere benissimo la “libertà” di uccidere, in quanto avrebbe le capacità sufficienti per farlo, o rapinare e così via, ma ovviamente, e anche giustamente, la società condanna questi gesti, perché vanno ad intaccare la libertà altrui e arrecano danni al prossimo.

Per ottenere una convivenza civile quindi, al termine viene data una nuova sfumatura, diventando quindi la condizione di chi ha la possibilità di agire senza essere soggetto all’autorità o al dominio altrui, di difendere la propria libertà e di privare qualcuno della sua. Tale discorso però non viene mai applicato alle parole, o ai commenti pubblici, la cui pericolosità è ignorata o sottovalutata. Una persona non può essere libera di scendere in piazza col saluto romano e non può essere libera di insultare le minoranze.

Dobbiamo capire che il razzismo, l’omofobia, e non solo, non sono semplici espressioni di una preferenza, sono discriminazioni, e in quanto tali vanno eliminate a ogni costo. Per cui bisogna fare attenzione, prima di rivendicare un diritto così importante e complesso.