IL 25 APRILE NON È UNA RICORRENZA: la Resistenza

La primavera del 1945 segnò la fine del dominio nazifascista sulla penisola italiana. La data del 25 aprile dello stesso anno, giorno in cui la città di Milano venne definitivamente liberata e Mussolini costretto a fuggire, fu poi assunta come Anniversario della Liberazione dell’Italia intera.

La giornata fu scelta, oltre che per la fuga del Duce, oramai solo e inviso dalla maggioranza della popolazione, anche per il fatto che proprio in quel giorno il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), organo coordinatore di tutte le diverse delegazioni della resistenza nel Nord Italia, sotto previo consenso del governo nazionale allora presieduto da Ivanoe Bonomi, assunse pieni poteri politici e militari, invocando la sollevazione generale in tutti i territori occupati dai nazifascisti.

I protagonisti del progressivo sgretolarsi dell’impero mussoliniano furono proprio le numerose formazioni partigiane, le quali operarono attivamente su tutto il territorio nazionale, e le truppe alleate, sbarcate in Italia l’11 Giugno del 1943.

La giornata del 25 Aprile 1945 fu densa di avvenimenti: a Milano e Torino l’esercito repubblichino e quello tedesco cominciarono a ritirarsi in seguito alla massiccia sollevazione popolare; dalla mattina del giorno precedente, attraverso la radio “Milano Libera” diretta da Sandro Pertini, fu annunciato uno sciopero generale. Le fabbriche vennero occupate e presiediate, la tipografia del Corriere della Sera usata per stampare i primi volantini che annunciavano la vittoria. La sera stessa Mussolini scappò per poi venir catturato due giorni dopo e ucciso il 28 aprile. Gli alleati entrarono a Milano il 1° Maggio trovando la città già liberata.

La ferma opposizione popolare all’occupazione fascista, come possiamo ben vedere dall’episodio milanese, ma non solo, giocò un ruolo fondamentale, quindi, nella liberazione dell’Italia. Nella Resistenza confluirono movimenti e orientamenti politici diversi, accumunati tutti, però, dalla medesima impellente sete di libertà. Proprio questa sete portò molti giovani e non solo a rischiare e, in molti casi, a dare la loro vita alla causa per cui in primis imbracciarono il fucile.

È grazie a loro se oggi possiamo sentirci liberi di esprimere le nostre idee, di manifestare per esse, di non essere discriminati in base al nostro colore della pelle, genere, etnia o orientamento sessuale.  Ed è compito nostro, infine, davanti all’odio dilagante, al prorompente ritorno di ideologie di matrice neofascista, al cieco individualismo che fa da padrone nella nostra società odierna, combattere per quegli ideali di giustizia e uguaglianza, oggi più che mai attuali, che animarono la loro rivolta contro il regime nazifascista.