Testimonianza dell’occupazione, tra socialità, responsabilità e lotta

È inevitabile che, anche durante la medesima occupazione, ognunə viva la scuola a proprio modo: le esperienze variano da persona a persona, spesso in base alla personale partecipazione alle iniziative e all’interesse per i temi trattati nelle diverse giornate. Vogliamo proporre quella dellə membrə del collettivo, particolarmente coinvolti nell’effettiva attuazione dell’occupazione e nella sua riuscita, sperando di offrire una visione il quanto più completa e fedele delle nostre intenzioni e del messaggio che volevamo trasmettere.

L’occupazione è stata occasione di cambiamento e di crescita: tre giorni di assemblee, gestione degli spazi e socialità, con l’obiettivo di proporre un modello di scuola alternativo rispetto a quello a cui siamo normalmente abituati. Ci siamo riunitə per discutere su temi a noi cari, che spesso non sono approfonditi durante le ore di lezione. Sono state discusse questioni di attualità, sviscerate le dinamiche che portano a discriminazioni di genere e razza, esaminate le situazioni politiche e culturali di altri Paesi, svolti dibattiti su film e articoli di giornale.

Questo vivo confronto ha dato vita in noi studentə a interesse e consapevolezza del tutto nuovi su temi spesso difficili e controversi, ma da cui non si può prescindere come individui. Fin dal primo giorno è sorta un’organizzazione per garantire una corretta e consapevole autogestione degli spazi, nel rispetto delle normative anti-contagio. Sono stati creati diversi comitati, uno per ogni esigenza (sicurezza, pulizia, covid, organizzazione assemblee, cucina), che sono diventati occasione di responsabilizzazione e lavoro di gruppo, per riuscire a gestire autonomamente uno spazio, senza interventi esterni. Mai quanto in quei quattro giorni ognə studentə ha sentito la scuola come propria, si è sentito responsabile di ogni suo spazio: se le assemblee sono andate bene, se è stato possibile fare in palestra partite di pallavolo, se in una certa classe è stato organizzato un bel dibattito, questo è stato grazie alle responsabilità prese dallə studentə. E, nella formazione dello spirito critico di unə studentə, riteniamo che ciò abbia una fondamentale importanza. 

Questa occupazione è stata l’unico momento negli ultimi due anni in cui abbiamo avuto accesso a una vera e propria socialità scolastica, che non fosse relegata all’ultimo posto, ma messa in primo piano. Siamo riuscitə, nonostante le mascherine e il distanziamento, a sentirci più vicinə, a condividere quello spirito di ottimismo e speranza che solo un’occupazione riesce a generare. In quei quattro giorni respiravamo un’aria speciale, unica e sconosciuta aə più: un’aria di libertà, di fiducia e di indipendenza.

La scuola dovrebbe essere una struttura che ci prepara a vivere nella società; e lo fa perfettamente, adattandosi al modello di società odierna, basata su paura e ricatti. Dall’altra parte della cattedra troviamo persone che nella maggior parte dei casi si pongono, di fatto, come a nostri superiori, individui da temere e ai quali sottostare in tutto, restando zittə anche quando qualcosa non ci sembra giusto; apprendiamo frontalmente, in un modo spesso non funzionale e retrogrado.

Nella scuola che abbiamo davanti agli occhi, così come nella società, la vera socialità è stata lasciata in fondo, senza tenere in conto il ruolo centrale che essa ha nella nostra crescita personale. La scuola che ci troviamo davanti spesso e purtroppo non educa alla formazione di uno spirito critico, sempre più essenziale in una società dove ogni verità viene travisata per guadagno personale ma, anzi, all’accettazione passiva di ciò che ogni giorno accade intorno a noi. L’occupazione ci ha mostrato come esista un’altro modello di scuola, in cui ognunə è valorizzatə ed è pari a ogni altra persona, in cui il timore non viene fomentato per costituire base fondante di una società, ma distrutto. Abbiamo visto com’è una scuola quando è gestita daglə studentə stessə, coloro che la abitano ogni giorno; abbiamo visto come in tal modo essa diventi un luogo dove scegliamo di andare, e non uno dove andiamo perché costrettə. Durante l’occupazione ci siamo informatə, tramite assemblee e dibattiti, e abbiamo discusso di temi cari a noi studentə. 

L’occupazione è un ricordo che ci porteremo dietro per una vita intera, ricordandola come una delle più belle esperienze che il Miche ci ha regalato. La nostra scuola ha scelto di insorgere, di portare avanti le sue rivendicazioni, comprendendo che senza un atto forte come questo nessuno ci avrebbe mai ascolatə. Per tre giorni abbiamo discusso, parlato, giocato e bevuto come spugne tuttə insieme, divertendosi e combattendo per una scuola migliore, dallə studentə, per lə studentə.