A più di un mese dal 24 novembre, cosa è cambiato?

Il 24 Novembre abbiamo deciso di occupare il nostro liceo. Siamo giuntə a tale decisione a seguito di un ciclo di assemblee che hanno preso in considerazione i malumori emersi fra lə studentə nei mesi precedenti, evidenziando problemi e perplessità, dei quali, senza questi momenti di confronto collettivo, non ci saremmo mai resi conto. Uno dei temi risultati più cari allə studentə era quello riguardante la socialità all’interno dell’istituto scolastico: due anni di pandemia, infatti, avevano visto la vita scolastica appiattirsi ad uno schermo. 

Con l’avvento dei vaccini, però, il quadro pandemico era cambiato e , di conseguenza, molte scuole erano  riuscite ad assicurare allə studentə una socialità maggiore, pur nel rispetto delle normative anti-covid anche attraverso l’utilizzo degli spazi esterni. A scuola nostra ciò, però, non era stato permesso: continuavamo a passare i nostri venti minuti di pausa costretti all’interno della nostra classe, ciascuno seduto al rispettivo banco. Lə professorə infatti erano costrettə ad interpretare una norma poco chiara che ognuno seguiva in modo diverso portando a un’incongruenza nelle restrizioni imposte alle varie classi. 

Un altro problema emerso durante le nostre assemblee riguardava l’alto costo di certi progetti PCTO che, in alcuni casi, con costi assolutamente proibitivi per molte famiglie, permettevano il completamento del monte-ore obbligatorio. Non troviamo infatti giusto che unə studentə, per adempiere al numero di ore impostolə obbligatoriamente, debba pagare cifre così ingenti e che, chi se lo può permettere, ottenga un così grande vantaggio rispetto ai suoi compagni di classe più indigenti dal punto di vista economico. Uno dei ruoli principali della scuola, infatti, è sempre stato quello di combattere le disuguaglianze sociali tra lə studentə, favorendo un’istruzione uguale per tuttə e gratuita. 

A livello scolastico, lamentavamo la mancanza di chiarezza e di efficienza dell’amministrazione scolastica riguardo alla gestione e al conteggio delle ore PCTO, e moltə studentə del quinto anno si trovavano e, trovano tuttora, a dover ancora svolgere gran parte delle ore senza essere minimamente agevolatə. Sappiamo che le responsabilità spesso non sono unicamente della dirigenza: alla scuola infatti, non è riconosciuta pienamente, soprattutto dalle istituzioni politiche, l’importanza che essa ricopre nella società (visibile anche dai sempre meno fondi stanziati all’istruzione pubblica). Prove lampanti della noncuranza dell’amministrazione nei confronti della scuola sono i numerosi problemi strutturali che riscontriamo nei nostri istituti; la fatiscenza di alcuni servizi del nostro plesso scolastico –  come bagni non funzionanti e apparecchiature tecniche scadenti – ci avevano portato ad includere anche questo aspetto all’interno della nostra denuncia, rivolta alla presidenza e all’amministrazione comunale. 

Inoltre, da anni il sistema scolastico è solito generare – specialmente in alcuni periodi – un livello di stress e ansia tale da appesantire la vita scolastica e non solo di moltə studentə, a causa del sovraccarico di compiti ed interrogazioni. La situazione è aggravata, dal nostro punto di vista, dalla mancanza di riguardo e supporto a chi è colpitə più gravemente da certe dinamiche. Questo va di pari passo con i problemi di comunicazione fra lə singolə studentə o le singole classi e la dirigenza, che si è sempre interfacciata solo con lə rappresentantə d’istituto mostrandosi aperta a un dialogo che non ha quasi mai dato frutti.

Di fronte alle voci di un’occupazione imminente, scaturita dal malumore dellə studentə, la dirigenza, allarmata, ha subito mostrato un’apertura al dialogo che fin lì era mancata. Il nostro documento, presentato alla dirigente, è stato letto in un Consiglio d’Istituto in cui – data la densità dei punti all’ordine del giorno – non ci veniva data possibilità di controbattere alle risposte superficiali che ci venivano date. Alla fine, dopo l’ennesima assemblea aperta, gran parte dellə studentə hanno ritenuto i metodi e le soluzioni proposte superficiali, improntate solo a calmare gli animi e, perciò, hanno deciso di occupare.  

Questo pensiero è stato confermato dal Consiglio d’Istituto straordinario del 24/11,  convocato in extremis unicamente per discutere delle nostre rivendicazioni. Per quanto in modo ancora parziale, quelle questioni affrontate hanno portato a un miglioramento della vita scolastica dellə studentə, dimostrando che molti problemi sarebbero potuti essere da tempo risolti, senza bisogno di un’azione forte da parte nostra – se soltanto l’amministrazione scolastica li avesse avuti effettivamente a cuore.

Nonostante la soddisfazione, dalla discussione in assemblea è emerso come queste soluzioni a moltə continuassero a sembrare un’apertura solo superficiale.

A distanza di più di un mese dall’occupazione ci rendiamo conto di quanto, una volta conclusa la nostra protesta, i risultati siano decisamente insufficienti e che senza la nostra pressione il disagio da noi percepito venga costantemente ignorato. Abbiamo ottenuto, grazie alla disponibilità e all’appoggio dellə docentə, la possibilità di fare ricreazione liberamente, così come l’eliminazione dei PCTO onerosi per le famiglie. Su molte altre richieste, però, sono state fatte solo promesse, poi puntualmente disattese, che crediamo non siano irrealizzabili per una dirigenza che si interessi sinceramente dei nostri problemi. 

Molto si è sentito dire dai professori durante le lezioni delle settimane successive riguardo l’occupazione, molti sono stati i commenti dellə studentə e della dirigenza. C’è chi si è sentitə attaccatə, chi ha condiviso la causa e chi ci ha sminuitə, etichettandoci come dellə bambinə vogliosə di farsi una settimana di vacanza. Ovviamente eravamo consapevolə che l’occupazione non sarebbe stata la soluzione a tutti i nostri problemi, ma speravamo che essa sarebbe servita, se non altro, a farci ascoltare. Infatti, è stata proprio questa azione forte a garantirci quell’attenzione da parte delle istituzioni che fino ad allora era mancata.

Purtroppo l’attenzione mediatica non sempre coincide con la ricerca di soluzioni e, a distanza di qualche mese, l’unico intento delle istituzioni sembra essere quello di tenerci a bada.