Il primo virus dei Palestinesi

Sembra una battuta di cattivo gusto, invece è successo per davvero: in piena emergenza Covid-19, Israele decide di bombardare Gaza.

Per chi non lo sapesse, la Striscia di Gaza è un’enclave del territorio palestinese confinante con Israele ed Egitto nei pressi della città di Gaza.
Ormai da decine di anni questa terra è vessata da continui attacchi sferrati dall’esercito Israeliano, spesso effettuati per rappresaglia in seguito ad attacchi palestinesi.
Il conflitto israelo palestinese è uno dei temi più controversi dell’ultimo secolo, di cui in Europa si sente poco parlare.
I palestinesi vivono da anni in milioni sotto una dura occupazione militare, in casa loro ma da profughi. Dal 1967 due risoluzioni delle Nazioni Unite chiedono ai governi israeliani di ritirarsi. Ma la richiesta non solo non riceve risposta, anzi, Israele ha allargato in questi decenni il suo controllo anche attraverso migliaia di nuovi insediamenti che ogni esecutivo ha esteso, militarmente, a piacimento.
Basti pensare al recente piano Trump che ha isolato la popolazione palestinese in veri e propri ghetti.

In questo pezzo di terra, grande 360 km² ( un nono della Valle d’Aosta) vivono 2 milioni di persone, rendendola una delle regioni più densamente popolate al mondo. Le condizioni del sistema sanitario locale sono a dir poco fatiscenti: dispongono infatti di 70 posti letto in terapia intensiva e 60 dei 150 respiratori minimi necessari, 45 di questi già in uso.
È facile quindi intendere che Gaza è territorio fertile per la pandemia globale: innumerevoli individui, concentrati in una ristretta area, con scarsa sanità a propria disposizione.

In questa pericolosa e catastrofica situazione, Israele, proprio a qualche giorno dalla richiesta delle Nazioni Unite di cessazione globale del fuoco e mentre il virus si sta rapidamente affermandosi nel territorio palestinese, mette in volo i caccia per sganciare bombe sulla regione.

Venerdì 27 marzo, l’esercito israeliano di occupazione ha effettuato attacchi aerei e di artiglieria contro siti di resistenza palestinese nel nord della Striscia di Gaza assediata.
Secondo fonti locali, un drone ha sparato tre missili aria-superficie contro una postazione della resistenza palestinese di Hamas noto come “sito della Palestina” nel nord di Gaza.
Un carro armato ha anche sparato due proiettili contro un sito o punto di osservazione ad est di Jabaliya, a nord di Gaza.

In una condizione così complicata i bombardamenti notturni sono un crimine forse solo difficile da immaginare, perché spargendo il panico tra la popolazione aumentano le possibilità di contagio in maniera esponenziale.
Occorre, oggi più che mai, chiedere la fine del blocco israeliano dei beni di prima necessità per Gaza, in modo che la popolazione civile non sia sterminata da un epidemia che viene amplificata attraverso gli strumenti della guerra genocida portata avanti dallo stato del terrore di Israele.