IL 25 APRILE NON È UNA RICORRENZA

Il 25 aprile del 1945 Milano e Torino vennero liberate dall’occupazione tedesca. Il 25 aprile è un giorno simbolo della resistenza popolare che, in nome di un ideale di pace e libertà, giocò un ruolo molto importante nel processo di liberazione del nostro paese dal fascismo.

Firenze già nell’11 Agosto del 1944 era riuscita a scacciare le rimanenti retroguardie dell’esercito tedesco che, giunta la notizia della conquista di Roma da parte degli alleati, aveva iniziato la ritirata verso le province settentrionali della nostra penisola. La liberazione di Firenze costò purtroppo la vita a molti partigiani; i tedeschi, infatti, lasciarono nel capoluogo toscano, sotto il comando del generale Fuchs, circa un migliaio di uomini con l’ordine di rallentare il più possibile l’avanzata alleata. I fascisti e tedeschi si collocavano sui tetti delle abitazioni con l’ordine di sparare a tutto ciò che si muoveva, per impedire così improvvise sollevazioni popolari.

Tutto questo però non fermò la sete di libertà che alimentava i cuori dei nostri partigiani che, grazie ad un grandissimo supporto del popolo che gli forniva di che mangiare e li aiutava riferendo dove si trovassero annidati i franchi tiratori fascisti, presero Firenze, riuscendo finalmente a rendere la città e i suoi abitanti liberi dalla dittatura fascista, che per vent’anni aveva spadroneggiato sul territorio eliminando qualsiasi oppositore politico e individuo che non rientrasse nella sua malata idea di società.

Durante lo sgombero delle milizie repubblichine e nel periodo di occupazione nazifascista, morirono molti antifascisti, fra cui Potente, capo della brigata Sinigaglia, e Anna Maria Enriques Agnoletti, ma anche molti civili, uccisi per rappresaglia e, quindi, vittime dell’ insensato odio nazista. Alle 6:45 dell’11 Agosto, sotto il suono delle campane della Martinella, la gente del popolo usciva esultante dalle proprie abitazioni, convinta che quello stesso giorno, insieme al fascismo, fosse morta qualsiasi ideologia che presupponesse l’oppressione alla libertà e lo sfruttamento per mero guadagno.

Ma se il fascismo qui a Firenze è stato sconfitto 76 anni fa, perché consideriamo ancora attuale la lotta antifascista? Perché pensiamo che un giorno come il 25 Aprile non sia soltanto una ricorrenza? Semplicemente perché riteniamo che, nonostante la sconfitta, il fascismo non si sia estinto nel ’45, anzi, ora più che mai appare evidente come quel tipo di ideologia e di retorica possa, purtroppo, esercitare ancora un certo fascino sulla popolazione.

Nel XXI secolo il fascismo si presenta in varie forme, e noi abbiamo il dovere di opporci a ognuna di queste: ci sono i fascisti più palesi, quelli che non hanno problemi a dichiararsi come estimatori del duce e nostalgici del Ventennio(anche perché ormai accettati da questa società), che non esitano a ricorrere alla violenza per mettere in pratica le loro idee razziste, misogine e omofobe, ci basti pensare alla strage di Piazza Dalmazia, quando nel 2011 l’attivista di Casapound Gianluca Casseri uccise a colpi di pistola Samb e Diop, due giovani senegalesi che avevano come unica colpa quella di avere la pelle di un altro colore.

Sembra veramente assurdo che lo stato legittimi l’esistenza di organizzazioni del genere, che sono al limite del criminale. Dal momento però che le istituzioni non fanno niente per impedire la diffusione di queste idee noi, in qualità di militanti antifascisti, ci sentiamo pienamente legittimati a fermarli con ogni mezzo necessario, per impedire che stragi come quelle di Piazza Dalmazia si verifichino ancora.

Esiste però un altro tipo di fascismo, più subdolo e, paradossalmente, più pericoloso: è il fascismo perpetrato da quei partiti di estrema destra che, nonostante non si dichiarino apertamente fascisti, adoperano lo stesso tipo di retorica dell’odio, riadattando le stesse ideologie alla situazione geopolitica odierna, trovando nuovi capri espiatori contro i quali la massa, abbindolata, possa scagliarsi (ieri erano gli ebrei, oggi sono gli immigrati). Questi partiti si ergono come difensori assoluti della democrazia ma, appena ne hanno l’occasione, promulgano leggi e decreti assassini e discriminatori, giustificandosi dietro a un assurdo concetto di sicurezza; devono il loro successo alla presenza di un leader carismatico e, una volta al governo, prendono spesso derive pericolosamente autoritarie.

Pensiamo all’Ungheria di Orban, paese appartenente all’Ue dove, in un contesto pienamente “democratico”, il suddetto presidente è riuscito ottenere dal parlamento pieni poteri. Il successo di questi partiti però non arriva dal nulla, è da anni ormai che partiti neoliberisti (sia di destra che di sinistra) mettono in pratica politiche assurde, senza porsi come obiettivo il benessere della popolazione ma il semplice conseguimento di un profitto fine a stesso. Il popolo, vittima di queste azioni e pieno di rabbia verso la classe dirigente, rimane quindi succube della propaganda sfrenata dei “fascisti del nuovo millennio”, che approfittano del malcontento delle classi meno abbienti per perseguire i propri interessi, aizzando i poveri gli uni contro gli altri, per distogliere l’attenzione dai veri colpevoli.

Il fascismo dunque non è morto nel ’45 e sta a noi restare vigili per fermarlo, con ogni mezzo necessario.