OCCUPAZIONE 2019

Manifesto dell’occupazione ambientalista

Quattro giorni di occupazione per il clima al liceo Michelangiolo

Giovedì 21 novembre il liceo Michelangiolo è occupato: tutte le entrate sono barricate e gli studenti all’interno dell’edificio organizzano le successive giornate di protesta e autogestione.

Si sono confrontati in assemblee per settimane, da quando è nata la volontà di portare ulteriormente avanti la lotta climatica per riappropriarsi di una prospettiva che è preclusa alla nostra generazione. Nel corso di queste assemblee la volontà iniziale si è evoluta nella proposta di occupare la scuola, in vista dello sciopero globale contro consumismo e multinazionali di venerdì 29 novembre. Bloccare la scuola sembrava fantascienza, ma l’urgenza del problema ha convinto gli studenti a scegliere un’azione pari alla gravità della situazione. Mercoledì 20 novembre il progetto viene sottoposto al voto di tutti gli studenti e approvato dalla maggioranza. La notte stessa gli studenti occupano la scuola, e giovedì mattina, soli all’interno dell’edificio, partecipano già alle prime conferenze, aprendo intanto il dialogo con le autorità. Riuniti nella prima Assemblea Gestionale, decidono come continuare il percorso iniziato. Si dividono in comitati: organizzativo, sicurezza, pulizia, social, stampa e cucina. Nei giorni seguenti l’autogestione prosegue attraverso il dibattito e le scelte dell’Assemblea, basata sulla partecipazione attiva di ogni studente. La responsabilità e l’impegno di ognuno, oltre alla volontà di rispettare gli ambienti e i materiali comuni, creano un equilibrio virtuoso di collaborazione verso un fine comune: la riuscita della loro occupazione.

Non mancano le difficoltà con la Dirigente Scolastica e il Corpo Docenti, ma il dialogo instaurato durante la prima giornata prosegue nei giorni successivi. Sono giornate piene e faticose, ma la soddisfazione è grande. Opinioni divergenti e spirito critico danno vita a un profondo dibattito interno sulla questione ambientale; ogni assemblea si svolge in maniera orizzontale e non solo frontale, senza un insegnamento nozionistico, ma aperto a interventi e allo scambio di opinioni.

Dall’impegno individuale alla lotta collettiva

Nella nostra scuola, come in moltissime diverse realtà, il movimento di Fridays for Future è riuscito a focalizzare l’attenzione comune sulla crisi climatica, organizzando scioperi globali che hanno raccolto in tutto il mondo milioni di persone, riunite insieme per chiedere un futuro migliore: questo semplicemente per mezzo dell’appello di una ragazza svedese attraverso i social network. Questo sistema ha diffuso il movimento a macchia d’olio: basti pensare alla partecipazione al primo sciopero, quello del 15 marzo 2019.
Il modo in cui gli studenti hanno partecipato fino ad adesso ha però un’evidente mancanza intrinseca: ognuno si sente chiamato in prima persona a prendere parte alle manifestazioni, ma siccome la sua partecipazione non passa attraverso il confronto e l’organizzazione attiva, il suo ruolo non può andare oltre quello di un individuo in mezzo ad altri individui. Nel movimento di lotta alla crisi climatica manca per molti il primo momento di confronto e coordinamento collettivo, e quindi anche la critica che scaturisce dal dibattito e che orienta azioni concrete, mirate e consapevoli.
Invece è necessario essere coscienti del proprio ruolo all’interno del movimento. Ognuno di noi deve pensare e agire su due piani distinti ma egualmente necessari: l’impatto della propria vita quotidiana sul pianeta e la consapevolezza di non poter intervenire su scala cittadina, nazionale e globale da solo, un piano individuale e uno collettivo che sono complementari per chiunque si impegni per arginare la crisi ambientale.
Le abitudini e i gesti di ciascuno nella quotidianità sono un aspetto determinante dello stato di cose attuale. Spesso però ci dimentichiamo che il nostro stile di vita e i nostri acquisti non dipendono solo dalle nostre buone intenzioni, ma dal nostro reddito e da un sistema di consumo ormai radicato.

Infatti, chiunque scelga di uscire da questo sistema dannoso per l’ambiente si renderà conto che è di fatto quasi impossibile: avere uno stile di vita completamente ecosostenibile è costoso, al punto da risultare quasi un lusso per pochi; in più, la maggior parte dei prodotti che troviamo sugli scaffali dei supermercati è progettata per durare poco ed essere presto sostituita.
A detenere il monopolio del mercato mondiale sono le multinazionali, che controllano la produzione dei più disparati prodotti su scala internazionale, arrivando a fatturare annualmente cifre superiori a quelle del PIL di molti stati nel mondo. I gruppi come Amazon, Nestlè e CocaCola hanno un potere economico tale da limitare le possibilità d’intervento dei singoli Paesi. Dove i governi non riescono a porre un freno all’azione incontrollata delle multinazionali, queste sono lasciate libere di sfruttare i lavoratori e le risorse naturali.

Fridays for Future: “Act Local, Think Global”

Fridays for Future è nato come un fenomeno mediatico globale. Dal primo appello di Greta Thunberg sono nate delle assemblee spontanee in ogni città, che hanno organizzato nella propria realtà gli scioperi a cui tutti abbiamo partecipato. Dalla prima manifestazione in poi, la struttura del movimento è rimasta capillare, e questa rimane potenzialmente la sua forza: ogni assemblea è formata da cittadini che vivono e analizzano la realtà che li circonda in prima persona, approfondendone i problemi e portandoli all’attenzione dell’opinione pubblica. Questo non potrebbe mai essere fatto da un organismo unico e centralizzato, a cui necessariamente mancherebbe quella adesione diretta alle varie realtà cittadine.

Solo in un secondo momento le varie assemblee locali si collegano, e coordinano la propria azione nell’Assemblea Nazionale.
La forza del movimento sta quindi nel motto “Act Local, Think Global”: agire a livello locale, ma affrontando la crisi climatica in ottica globale. Ed è quello che anche noi ci siamo proposti di fare organizzandoci all’interno della scuola, che è il luogo che viviamo ogni giorno come protagonisti e dove possiamo agire per davvero.

La nostra proposta

Per questo ci siamo fissati degli obiettivi cittadini e scolastici:
Chiediamo che venga bloccato il progetto di ampliamento dell’aeroporto di Peretola, dannoso per l’ecosistema della Piana e per la salute dei suoi abitanti.
All’interno del Liceo Michelangiolo ci impegneremo, in collaborazione con la Dirigente Scolastica, il personale ATA e i Docenti per:
1. L’efficientamento energetico dell’edificio, con tutte le modifiche strutturali necessarie.
2. L’inserimento nel contratto di lavoro del personale ATA della mansione di raccolta differenziata dei rifiuti, da svolgere in collaborazione con il corpo studenti che se ne è spontaneamente occupato fino ad adesso.
3. L’eliminazione degli involucri di plastica dei prodotti venduti nella scuola e dei bicchieri di plastica.
4. La sostituzione degli attuali distributori di bevande con nuovi distributori che non prevedano l’utilizzo di recipienti “usa e getta”.
Continueremo il percorso di informazione, approfondimento e dibattito riguardo i vari aspetti della crisi ambientale intrapreso durante l’occupazione.

Appello agli studenti

Ora ci rivolgiamo a te, studente, cittadino, lettore. Ciò che abbiamo fatto è stato un gesto estremo, che sembrava difficile da attuare: c’è stato bisogno di organizzazione, coraggio e senso di responsabilità, ma soprattutto di grande forza di volontà. Ognuno di noi ha avuto i suoi momenti di titubanza, ha temuto che non ci saremmo riusciti e che tutto si sarebbe concluso in qualcosa di inutile. Ma più forte della paura di fallire è stata la voglia di agire: in un momento in cui il nostro pianeta ci mostra di continuo che non abbiamo più tempo, dobbiamo agire a livello individuale e globale, mutando le nostre abitudini e lottando per attuare i cambiamenti che ci salveranno. Per questo ci abbiamo creduto e abbiamo superato i nostri timori: perché sappiamo di doverci impegnare, il prima possibile e insieme.
Abbiamo superato la dimensione individuale per unirci in una lotta collettiva.
Chiediamo a te la stessa cosa: organizzati con i tuoi compagni di scuola, colleghi, amici o chiunque altro per studiare e conoscere meglio il problema, e costruirti così la consapevolezza critica per poterlo sconfiggere.

Per come è ora, la situazione sembra impossibile da salvare: dobbiamo attuare un cambiamento che parta dalle nostre abitudini nel quotidiano e arrivi a cambiare il sistema consumistico su scala globale.
Ma se inizierai a cambiare qualcosa nella tua quotidianità, allora avrai mosso il primo passo.
Per trasformare ciò che ti circonda, dovrai unirti con gli altri, discutere per capire e per decidere come agire in una realtà più grande, come abbiamo fatto noi con la nostra scuola.
Che scegliate l’occupazione o qualsiasi altra forma di protesta, è solo insieme che potrete e potremo cambiare qualcosa in più.
Insieme saremo forti, sorretti da fondamenta tanto solide quanto la nostra volontà di cambiare un futuro che sembra già segnato, tanto forti da poter non solo mutare la nostra quotidianità, ma arrivare anche a pretendere un cambiamento dalla nostra città, e dal nostro stesso Paese , chiedendo al nostro stato un cambiamento radicale che possa rendere il nostro futuro migliore.

Qualcuno seguirà il nostro esempio, come è stato prima, e le stesse lotte saranno portate avanti ovunque, e allora potremo sradicare il sistema che ci ha condotti a questa crisi, che da soli sembra impossibile cambiare, ma che insieme non dobbiamo aver paura di combattere.
Il tempo corre veloce, e per fermarlo abbiamo bisogno anche di te, che tu agisca e che tu lo faccia con gli altri e con noi, per riuscire a riprenderci il nostro futuro.

Gli studenti occupanti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.